Street Art nel vicolo più stret(to).

Vasto, Vico Sinello, 2004. Dopo aver terminato l’intonaco, scegliemmo il colore per la facciata: arancione schiribilloso. Nella strada parallela, abitava la gloriosa Signorina Ester, già ultra ottuagenaria, proprietaria del più antico negozio di Vasto, la cappelleria Stella.

Mentre usciva di casa per recarsi in negozio le chiedemmo: Signorina Ester, come la vede la facciata di questo colore? Ella, con la sua innata eleganza, diede un’occhiata alla parete e poi uno sguardo languido nella nostra direzione, esalando un flebile: Come la vedo? Come un cazzotto in un occhio… e passò oltre con nonchalance.

Stavamo già per chiamare dei graffitari perché si sfogassero liberamente, sullo sfondo arancione, ma poi optammo per una soluzione più consona. L’architetto “riesumò” dai suoi archivi senza fondo, una foto scattata a Nizza qualche anno prima. Era la foto di un palazzo che aveva una statua di bronzo conficcata nella facciata. I graffitari li chiamammo lo stesso: Francesco Onem Marchesani e Fabrizio Dasw Artese a.k.a. LaPialla (so’ artisti, mica potevano avere nomi normali). L’impalcatura era già montata, foto alla mano e bombolette a profusione… et voilà, non ricordo quanti giorni ci vollero, ma il graffito venne praticamente identico all’originale, con il suo effetto trompe l’oeil.

Di qui in poi, partì il pellegrinaggio dei curiosi verso Vico Sinello. Considerando che era una parte del centro storico praticamente ignorata dai più, non è stata cosa da poco.  Passò di lì anche Vittorio Sgarbi… pare che approvò (fiuuuuu).

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